L’albana è un vino che mi ha sempre appassionato, nel bene e nel male. A essere sinceri, questo sentimento ambivalente ha riguardato più il vino che il vitigno, anche se le “alberate” di albana, teatro di scorribande adolescenziali, erano affascinanti. Del vino Albana conservo ricordi belli e altri meno, ma tutti riguardano il periodo degli anni ‘70 quando le tecniche di vinificazione erano piuttosto approssimative.
L’Albana non è mai stato il vino bianco bevuto comunemente dai romagnoli che gli preferivano il più semplice Trebbiano che veniva anche impiegato per mitigare la durezza e contenere la forza tipiche dell’Albana. La ricchezza dell’Albana ha segnato per anni il suo destino, relegandolo (si fa per dire) a impieghi festaioli e celebrativi. Imbottigliarlo non ancora completamente fermentato per farlo spumantizzare con la ripresa dei primi caldi primaverili era prassi comune. Bottiglie destinate a festeggiare lauree, matrimoni, anniversari ma raramente bevute per il semplice piacere di berle.
Lentamente le cose sono cambiate e l’Albana “contemporanea” sta vivendo un momento di riscoperta da parte dei consumatori. Le superfici dedicate, seppure a passo di lumaca, sono in aumento. Nascono nuove idee, nuovi produttori che puntano sul vitigno simbolo dell’identità romagnola. L’ultima in ordine di tempo, è Terre della Rocca, l’azienda di Riolo Terme di proprietà di Banca di Bologna Real Estate.
Terre della Rocca è al centro di un progetto articolato che riguarda il territorio nel suo complesso e che sull’albana ha investito risorse importanti, mettendone a dimora sette ettari. L’idea di Giorgio Melandri, consulente di Terre della Rocca, è quelle di ricavarne un Metodo classico. Un Metodo classico giocato sulla struttura, la freschezza e la sapidità, tutte caratteristiche che il vitigno possiede. Le piante sono state scelte in base a studi dettagliati sui terreni aziendali; Francesco Bordini ne ha studiato le caratteristiche, valutato gli aspetti climatici; cloni e portainnesti sono dunque il risultato di tale percorso.
C’è un mercato per un Metodo Classico da Albana? Personalmente credo di sì, la richiesta di vini “territoriali” è forte, e le aziende che fanno MC con l’albana si contano sulle dita di una mano monca. Peccato che il disciplinare non preveda questa tipologia, precludendo così alle bottiglie di mettere in bella vista il territorio e il vitigno di origine. Nel frattempo, in attesa che Terre della Rocca produca il Metodo Classico integralmente con le proprie uve, si può prendere confidenza con lo stile che Giorgio pensa di imprimere ai vini futuri, assaggiando il nuovo arrivato “Ysola”, frutto di una partnership con un noto produttore locale e destinata a proseguire anche in futuro.
Non aspettatevi un Metodo Classico rarefatto e delicato, Ysola è una sorta di “Blanc de Noir” in salsa romagnola; non dosato, originale, di gran carattere ed empatico nei confronti del cibo.
Prossimamente reperibile presso La Baita a Faenza
About Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E’ co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
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